Tra PORTO FOSSA MARZAMEMI E PUNTO DI IMMERSIONE
Suggestivo e affascinante, una meraviglia celata alla vista: è l’itinerario dei beni archeologici sommersi. Il Mare di Sicilia, soprattutto il tratto di costa che va da spiaggia Gallina di Avola fino a Pozzallo, colonizzato da greci, romani, arabi e spagnoli è stato da sempre teatro di vicende, incontri, guerre, naufragi e ha contribuito a conservare, in modo più o meno visibile, le tracce della storia. Sono resti di carichi navali: da imponenti colonne per la costruzione di edifici ad anfore per il vino e l’olio, da statue per adorni a suppellettili. Centinaia di reperti, la maggior parte dei quali, vista la dimensione e lo stato di conservazione, sono stati lasciati in loco in quello che appare come una sorta di museo sottomarino. Oggi, grazie all'intenso lavoro di indagine e rilievi certosini a cura della Sovrintendenza dei Beni Culturali e Archeologici del Mare, molti di questi reperti archeologici sono stati individuati, studiati e catalogati. Molti altri reperti, preservati dal logorio del mare e soprattutto dalle razzie dei “relittari” sono conservati in un vero e proprio museo archeologico dei beni sottomarini, che raccoglie centinaia di reperti ritrovati nei fondali di tutta la costa del Gac dei due Mari: è il Museo del Mare di Calabernardo (Noto). Tra tutti gli itinerari archeologico-subacquei individuati e fruibili, quello proposto è Marzamemi 1, ubicato a circa un miglio dalla costa nei pressi del borgo marinaro da cui prende il nome. Per arrivare sul luogo dell’immersione consigliamo di partire con mezzo nautico dal porto grande di Marzamemi (Porto Fossa), accompagnati da guide esperte e autorizzate ad immergersi nei luoghi posti a vincolo archeologico. L’immersione è di facile esecuzione, visto che il sito si trova a circa 7 metri di profondità su di un pianoro roccioso. L’acqua è quasi sempre limpida mancando sospensione sabbiosa. Il sito archeologico si estende su una superficie di circa 600 metri quadrati: per le sue dimensioni e la bassa profondità è adatto anche per escursioni in snorkeling. Si tratta di un carico di colonne semilavorate e blocchi squadrati, presumibilmente preparati per basi o capitelli. Grazie alla presenza di frammenti di anfore si è potuto datare il relitto al III secolo d.C. Il marmo delle colonne è di origine orientale, si ipotizza la provenienza da cave della Turchia. La spettacolarità del sito è data dalle dimensioni delle colonne: la più grande è lunga 6,40 metri, con un diametro di circa 185 centimetri. Non si ha modo di sapere a cosa fossero destinate queste colonne, presumibilmente alla costruzione di un edificio maestoso, date le loro colossali dimensioni. Del relitto e degli elementi lignei non è rimasto nulla. La nave, inabissatasi sul fondale roccioso, è stata esposta per secoli all’azione dell’acqua marina e a quella di un particolare mollusco, il Teredo Navalis, che ama scavare lunghe gallerie nel legno. Si può ipotizzare, dato il carico (circa 165 tonnellate), che la nave fosse lunga poco meno di 30 metri con una larghezza minima di 9 metri. Tra le colonne e i blocchi di marmo, ben nascosta tra le piante di Posidonia Oceanica, non manca la fauna sottomarina: murene, polpi, saraghi, piccoli crostacei colorano e rendono unica e veramente suggestiva l’esplorazione del sito.lunghezza percorso
1 miglia
stagioni
Primavera | Estate | Autunno | Inverno
tematismo
ITINERARIO SUBACQUEO ARCHEOLOGICO
comuni
Pachino
mezzi di trasporto
Con mezzi marini
Tracciato del percorso